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COPIL MAIA

Eventi | Événements

Cosa ci fanno due archeologhe, un’antropologa, un architetto, una linguista, una conservatrice e un filosofo in viaggio verso Martigny?
Semplice: vanno a un COPIL MAIA.

E cos’è un COPIL? L’ho chiesto anch’io: si tratta, in sostanza, di una lunga riunione di coordinamento con i partner transfrontalieri, un’intera giornata di confronto tra professionalità diverse che collaborano perché un progetto in cui si crede possa sbocciare al meglio. Ci si aggiorna, si pianificano le prossime tappe, si discutono le azioni future.

Ma non è solo lavoro. Ci sono anche gli abbracci e le risate, la sorpresa di incontrare finalmente di persona chi si vede solo attraverso lo schermo delle riunioni Zoom. E poi quell’atmosfera da piccola gita: la sosta per un caffè tutti insieme al bar che precede il Gran San Bernardo, la sfida dei parcheggi da pagare in franchi, le battute sul caffè svizzero — mai abbastanza ristretto — compensate dalle brioche, leggere come nuvole di burro.

La Mediateca che ci ospita accoglie anche una mostra di fotografie d’antan sugli animali da compagnia. È bello passeggiare tra le sale a museo chiuso, muovendosi in punta di piedi, quasi furtivi, anche se non ce ne sarebbe motivo.

Il lavoro scorre rapido: interventi, discussioni, proposte si susseguono senza tregua. Una pausa c’è — quella del pranzo — con una zuppa calda e deliziosa, guarnita con fiori secchi (che su di me hanno sempre un certo effetto). Il tempo di un altro piatto fumante, e si riparte. Nel pomeriggio la Mediateca si anima di adulti e ragazz* che sbirciano curiosi dalle vetrate per capire cosa stiamo combinando.

E in effetti lo capiamo poco a poco anche noi: stiamo tessendo relazioni, costruendo collaborazioni, scambiando idee e suggestioni. Stiamo lavorando insieme per dare forma a progetti collettivi, nati dalla ricchezza delle differenze — di lingue, di sguardi, di esperienze. E non so se esista un lavoro migliore di questo.

Rientriamo in Valle d’Aosta al calare della sera, attraversando il tunnel. Salutiamo le mucche svizzere — che, bisogna ammetterlo, hanno sempre qualcosa di diverso dalle nostre — e osserviamo i larici dorati lasciare spazio ai ciliegi in fiamme. Ci salutiamo sapendo che ci rivedremo presto: anche oggi, qualche passo avanti l’abbiamo fatto.

Operazione cofinanziata dall’Unione Europea, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, dallo Stato italiano, Fondo di Rotazione, dalla Confederazione elvetica e dai Cantoni nell’ambito del Programma di Cooperazione Interreg VI-A Italia-Svizzera.