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Alte quote, antiche strategie: la conquista romana della Valle d’Aosta

Eventi | Événements

Conferenza di Alessandra Armirotti e Gastone Breccia

Il 16 agosto alle 16:30, presso la Biblioteca Regionale “Bruno Salvadori”, nell’ambito dell’evento Veni, Vidi, Augusta, si è tenuta la conferenza “Alte quote, antiche strategie: la conquista romana della Valle d’Aosta”, a cura di Alessandra Armirotti, archeologa della Soprintendenza per i beni e le attività culturali, e Gastone Breccia, professore di storia militare antica e storia della guerra all’Università di Pavia.

La prima sorpresa della giornata è stata scoprire quanto anche l’archeologia possa essere divulgativa e coinvolgente: non serve essere esperti di storia antica per seguire con interesse un incontro, se i relatori sanno raccontare. La seconda sorpresa è stata la partecipazione: la sala era gremita, con persone costrette a restare in piedi pur di assistere alla conferenza.

Tema centrale dell’incontro è stato l’arrivo dei Romani nella regione, culminato nel 25 a.C. con la fondazione di Augusta Praetoria, l’attuale città di Aosta.
Come spiegano i due esperti, una delle priorità dell’Impero romano era il controllo assoluto delle vie di comunicazione. Tuttavia, domare le Alpi non fu affatto semplice: la fanteria romana, pur essendo la migliore del mondo antico, non era pensata per operazioni in montagna, contro nemici che evitavano lo scontro in campo aperto. Non a caso, le campagne militari contro i Salassi, nel 35 e 34 a.C., si rivelarono poco efficaci.

Nel 25 a.C., però, Augusto decide di agire con decisione: pianifica un’offensiva da più fronti, coinvolgendo anche forze locali.

Ed ecco la terza sorpresa: tra i protagonisti di quelle campagne non ci furono solo i legionari romani e i Salassi, ma anche un terzo attore, spesso dimenticato — gli ausiliari.

Gli ausiliari erano guerrieri provenienti dalle tribù alpine, abituati a combattere in ambienti impervi. Agili, rapidi, esperti nella guerra a distanza, erano considerati specialisti di élite e godevano di grande rispetto. Grazie a loro, i Romani riuscirono ad accerchiare i Salassi da più direzioni, stabilendo accampamenti sulle alture per tagliare gli approvvigionamenti e controllare i valichi principali.

Le ricerche archeologiche d’alta quota hanno permesso di identificare una rete di accampamenti militari identici, il più basso dei quali si trova a 2.400 metri, tutti disposti in modo da essere visibili l’uno dall’altro. Restano però molte domande affascinanti: come si rifornivano d’acqua? come gestivano i morti? Le risposte si nascondono ancora sotto sottili strati di terra, in luoghi remoti e difficili da raggiungere — spazi inospitali e un po’ magici, proprio quelli prediletti da M.A.I.A.

Operazione cofinanziata dall’Unione Europea, Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, dallo Stato italiano, Fondo di Rotazione, dalla Confederazione elvetica e dai Cantoni nell’ambito del Programma di Cooperazione Interreg VI-A Italia-Svizzera.