Alla scoperta del passato attraverso la musica
Laboratorio diretto da Francesco Landucci a cura di SFOM.
Francesco Landucci e il progetto MAIA
Francesco Landucci è un musicista polistrumentista e produttore musicale italiano, esperto di musica romana ed etrusca. All’interno del progetto MAIA è stato invitato dalla SFOM a creare due momenti distinti: un laboratorio rivolto a ragazze e ragazzi tra i 7 e i 14 anni dove riscoprire gli strumenti musicali e le arie di epoca romana ed etrusca e una masterclass destinata agli studenti della SFOM, culminata in un concerto finale.
Strumenti antichi tra stupore e curiosità
Francesco ha portato con sé valigie e borsoni misteriosi, dai quali sono usciti oggetti strani e un po’ inquietanti che si sono poi rivelati essere dei veri e propri strumenti musicali: corna, ossa, unghie, conchiglie, piatti, zucche, semi. Vederli da vicino suscita sorpresa e quasi un senso di inquietudine: non capita spesso di maneggiare resti anatomici di animali trasformati in strumenti musicali. Allo stesso tempo, però, è impossibile non lasciarsi incuriosire: come si usano? E che suono producono?
Un viaggio musicale dalle origini al mondo romano
Per rispondere a queste domande Francesco offre una dimostrazione diretta, accompagnandola con un racconto che attraversa gran parte della storia dell’uomo. I primi ritrovamenti di strumenti sonori risalgono a 75.000 anni fa, nel Paleolitico. Una conchiglia, ad esempio, può trasformarsi in corno o in sonaglio, e il suo uso come strumento musicale è attestato già 45.000 anni fa. Accanto a essa, ossa, corna e unghie legate insieme diventano sonagli dal suono croccante o scoppiettante, capaci di evocare atmosfere rituali e comunitarie.
Con il tempo, anche armi come lance e scudi sono stati impiegati come strumenti di percussione, utili a intimorire il nemico in battaglia. I Romani, incontrando la tradizione sonora etrusca, non inventarono strumenti nuovi, ma seppero perfezionare e trasformare quelli esistenti, come fecero in molti altri ambiti culturali.
Il potere rituale della musica
Fra i tanti strumenti che Francesco fa provare spicca il tamburo legato al culto di Cibele, dea sempre raffigurata con questo strumento in mano. Il ritmo cadenzato, ripetitivo e avvolgente, non aveva solo funzione musicale, ma anche terapeutica e rituale: “un po’ come per i tarantati studiati da Ernesto de Martino”, spiega Landucci, “suonare serve anche per togliersi il male di dosso”.







