Sub Ortum Solis
Nella notte che precede l’alba cammino nei boschi che conosco bene, ma che, avvolti dal buio, sembrano diventati irriconoscibili. In lontananza sento della musica, seguo le luci delle torce e spero di non perdermi. Dove mi porterà questa volta MAIA?
Mi conduce in una necropoli megalitica: un luogo suggestivo, struggente, pronto ad accogliere l’alba di un nuovo giorno. Sento un’eccitazione infantile nel muovermi nel buio, nell’inseguire le voci, nel procedere a tentoni. E insieme, percepisco il senso del sacro che aleggia in questo spazio di sepolture. Come ci racconta l’archeologa Gwenael Bartocco, specializzata nello studio di Vollein, “a Vollein ci manca la parte dei vivi”, perché finora non sono mai stati trovati villaggi neolitici — solo la necropoli.
L’appuntamento è per domenica 7 settembre all’area megalitica di Vollein: ci ritroviamo qui per celebrare il sorgere del sole, l’arrivo di un nuovo giorno. A condividere con noi questo momento ci sono la danzatrice Francesca Cinalli e i musicisti Christian Thomas (oboe, corno inglese, clarinetto basso), Manuel Pramotton (sax soprano e tenore) e Federico Marchesano (contrabbasso).
Man mano che il cielo si rischiara, arriva sempre più gente. Ci scambiamo sorrisi timidi, qualcuno offre un thermos di caffè, altri portano brioches ancora calde di forno. Poi, il primo suono fende l’aria: la musica inizia a diffondersi, sottile e morbida, come la danzatrice che si muove tra l’erba e i rami, passando tra noi seduti sui plaid. Si muove leggera, curiosa, come un animale selvatico incantato dalla nostra presenza.
È davvero una celebrazione quella che prende forma con l’arrivo dei primi raggi sull’altopiano — un’esperienza di innovazione sacra, un risveglio collettivo che ci lascia incantati, sospesi, stupiti. Guardiamo le montagne, le nuvole, il cielo come se fossero appena stati inventati, apposta per noi.
La musica si affievolisce, la danzatrice si ritrae oltre l’orizzonte, il sole ormai alto ci scalda i volti. Applaudiamo estasiati, poi ci raccogliamo intorno al caffè e ai biscotti, scambiandoci commenti entusiasti: “Dobbiamo farlo più spesso! Perché non passiamo tutte le albe insieme, a guardare il sole che sorge?”
Anche la spiegazione che segue la performance, offerta dagli archeologi con passione e competenza, mantiene un tono ovattato, quasi sacrale. Il giorno è appena iniziato, ma ci sembra di essere svegli da ore; e chi non è stato qui oggi, forse ha perso l’occasione di assistere alla rivelazione di un piccolo, grande segreto.







